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Nel mondo enologico di oggi, la sostenibilità è la parola d'ordine. Le tecniche enologiche dei vini biologici, biodinamici e naturali emergono come alternative affermate, ciascuna con un'identità forte e un approccio deciso.

I vini biologici rifiutano i compromessi con la natura. Questa pratica abbraccia l'agricoltura biologica in tutte le fasi: le vigne si ergono senza l'ombra dei pesticidi sintetici o fertilizzanti chimici. Il risultato? Una purezza tangibile, sia in campo che in cantina, con un occhio di riguardo agli additivi naturali e alla moderazione nella solforosa. I vini biologici, insomma, mantengono il profilo autentico del ciclo produttivo, raccontando una storia di rispetto per la terra.

Dall'altro lato, i vini biodinamici fanno un tuffo nell'insolito. Basati sulla visione di Rudolf Steiner, questi vini abbracciano un rituale lunare. L'agricoltura diventa una danza celeste e terrestre, tra preparati misteriosi e fasi lunari. In cantina, si cerca un'armonia simile, con risultati che si riflettono in profumi e sapori unici. I vini biodinamici incarnano l'approccio non convenzionale, sfidando le leggi della fisica e della filosofia enologica.

Nel regno dei vini naturali, la semplicità è la regina. Questi vini lasciano la natura fare il suo corso. La fermentazione spontanea con i lieviti indigeni è la regola, mentre l'uso di additivi chimici è messo da parte. Con una filtrazione minima, i vini naturali sono una finestra diretta sul processo di produzione stesso. C'è spazio per l'imprevedibile, il grezzo e il sorprendente, e questo rende ogni sorso un'esperienza unica.

In chiusura, le tecniche enologiche di questi tre stili - biologici, biodinamici e naturali - rappresentano una scelta. Una scelta tra rispetto per la terra, sperimentazione cosmica e una natura selvaggia. Scegliere tra di essi non è solo una questione di gusto, ma anche di valori. Con ogni bottiglia, si solleva un bicchiere a una visione di sostenibilità, autenticità o avventura, e ogni sorso è un passo in avanti in questo viaggio attraverso la diversità del mondo enologico.


La Botrytis cinerea, comunemente nota come muffa grigia o muffa nobile, è un fungo parassita che può rappresentare un grave problema per l'agricoltura, in particolare per la viticoltura. Questo fungo attacca diverse piante e frutti, tra cui la vite, durante le fasi di crescita e maturazione dei grappoli. Il suo sviluppo avviene solo in particolari condizioni di umidità e temperatura, e la sua propagazione provoca marciume, che se non eliminato tempestivamente può compromettere completamente la produzione della pianta.

Tuttavia, in alcune condizioni particolari, l'attacco della muffa nobile può portare a risultati positivi. Sela muffa attacca le uve che rimangono a sovramaturare in pianta, controllando l'attacco del fungo e, con l'alternanza di un clima caldo ventilato, secco e umido, la muffa disidrata gli acini riducendone il volume di circa il 50%. Questa disidratazione consente di ottenere una più alta concentrazione di zuccheri e glicerina, oltre all'aumento e alla modificazione di alcune sostanze aromatiche che conferiscono al vino un'impronta unica. Queste uve possono essere utilizzate per la produzione di vini dolci, chiamati muffati o botritizzati.

La raccolta delle uve per i vini botritizzati è piuttosto complicata e richiede diverse settimane per permettere la cernita delle uve con una sufficiente quantità di muffa. La resa per ettaro è molto bassa e i tempi della fermentazione e il successivo affinamento sono estremamente lenti, durando in genere diversi anni.

I vini botritizzati sono caratterizzati da un colore che va dal giallo dorato all'oro carico brillante tendente all'ambrato. I profumi sono molto ampi e intensi, speziati, con note dolci di caramello, miele e frutta disidratata. Anche al gusto si possono riconoscere note dolci di miele, marmellata, caramello e frutta disidratata.

Questi vini sono spesso abbinati ai dessert, come la pasticceria secca, ma anche ai formaggi stagionati, piccanti ed erborinati. La temperatura ideale di servizio va dagli 8 ai 12°C, quindi non troppo bassa, per non perdere parte degli aromi caratteristici.

Tra i più famosi vini muffati troviamo i Sauternes francesi, i Tokaji ungheresi e il Muffato della Sala di Antinori, uno dei più noti vini italiani botritizzati.

 


Soffice, dolce ed aromatico, il panettone è il dolce natalizio italiano per eccellenza e anch'esso necessita del giusto abbinamento per essere valorizzato al meglio.


I vini Barolo D.O.C.G. (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) e Barbaresco D.O.C.G. sono due delle più famose produzioni di vino piemontesi, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. Entrambi sono prodotti con uve Nebbiolo e sono considerati tra i vini più pregiati d'Italia.

In generale, il Barolo è un vino rosso di grande struttura e complessità, con sentori di frutta rossa matura, spezie, tabacco e cioccolato. La sua produzione avviene nella zona delle Langhe, nella provincia di Cuneo, in particolare nei comuni di Barolo, Castiglione Falletto e Serralunga d'Alba e parte dei territori dei comuni di La Morra, Monforte d'Alba, Roddi, Verduno, Cherasco, Diano d'Alba, Novello e Grinzane Cavour; richiede un minimo di 38 mesi di invecchiamento, di cui almeno 18 in botti di legno. Grazie alla sua longevità, un Barolo ben conservato può essere gustato anche dopo molti anni dalla sua produzione.

Il Barbaresco, invece, è un vino leggermente più delicato e morbido rispetto al Barolo, con sentori di frutta rossa matura e spezie. La sua produzione avviene nella zona delle Langhe, nei comuni di Barbaresco, Neive, Treiso e la parte della frazione San Rocco (Comune di Barbaresco) appartenenti alla provincia di Cuneo; richiede almeno 24 mesi di invecchiamento, di cui 12 in botti di legno.

Entrambi i vini sono perfetti per accompagnare piatti di carne rossa, formaggi stagionati e piatti di cucina tradizionale piemontese. Tuttavia, il Barolo richiede più tempo per essere apprezzato al meglio, mentre il Barbaresco può essere gustato già dopo qualche anno dalla sua produzione.

I due vini sono un'ottima scelta per gli appassionati che cercano un'esperienza gustativa unica e complessa. Questi vini sono il risultato di una lunga tradizione vinicola e di un'attenta lavorazione delle uve. Assaggiare un Barolo o un Barbaresco è un'esperienza che non si dimentica facilmente.

 

 

 


La linea "Indigenously" dell'Azienda Vigna Lenuzza non è solo una nuova linea di vini, ma un concetto olistico e un approccio alla vinificazione. È dedicata a quattro vitigni autoctoni di Prepotto vinificati in maniera consapevole, con interventi minimi e metodi di agricoltura autoctoni. La macerazione e la maturazione avvengono in "uova" di cemento non vetrificato, che ne esaltano le espressioni ed il carattere. L'identità varietale viene mantenuta intatta anche grazie ad un utilizzo accorto del legno, mai eccessivo, ed in grado di esaltare al meglio il prodotto finale.

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